l’ordine del tempo – recensioni probabili

o come quando al cinema ci sono due film con dei fisici dentro e tu guardi quello sbagliato.

Quando ho scritto alla mia amica che avevo voglia di andare al cinema sinceramente non mi aspettavo una risposta positiva e col passare dei minuti mi sono reso conto che effettivamente non lo era. Il punto, come al solito, è che non puoi scegliere sia l’attività sia come svolgerla e dunque cinema sia ma siccome a noi piace essere voci fuori dal coro ad ogni costo e incidentalmente siamo poveri come la merda, finanziamo volentieri il cinema italiano ed europeo con i nostri 3,50 € a testa e andiamo a vederci l’ultima opera partorita dalla quasi novantenne Liliana Cavani con un abbagliantissimo Edoardo Leo e un abbaiantissimo Alessandro Gassman, tra gli altri. Dopo aver decretato la proposizione precedente lunga abbastanza, ci accomodiamo nella ormai familiare sala 3 Mastroianni del nostro cinema di fiducia e cerchiamo di disturbare con considerazioni pecorecce sul mondo della cultura abbaiate ad alta voce tutti i vicini di posto, in modo tale da allontanarli adeguatamente e creare uno spazio sicuro per i nostri sbadigli ed il nostro ego.

Bene, appena inizia il film la prima cosa che salta all’occhio, anzi all’orecchio è la qualità dei dialoghi, la quale mi spinge ad una serie di considerazioni sulla percezione che la società ha delle persone che lavorano nell’accademia e hanno un dottorato; il sunto della questione è che ora sono certo che ci capiamo solo tra di noi e per rappresentare la categoria al cinema ci sarebbe bisogno della gente vera ma a quel punto di farebbe roba che si capirebbe solo nel circolino creando un filone di cinema dottorale, che sia chiaro, si distacca nettamente da un eventuale filone intellettuale a cui uno naturalmente lo accosterebbe. Il filone qui invece è quello dei film con asteroidi e, posizionandolo tra i quattro in totale che ricordi di aver visto si verrebbe a creare la sottocategoria dei film con asteroidi che SPOILER ALERT, ATTENZIONE!! SALTA QUESTO RIGO: non colpiscono la terra, andando a far compagnia a Armageddon. A questo punto sono costretto a dire, purtroppo: l’esasperazione dei dialoghi pseudofilosofici da V ginnasio e l’utilizzo funzionale di parenti di primo grado vari per la ricostruzione dei vizietti delle diverse coppiette in vacanza che fondamentalmente non fanno altro che raccontarsi cose che tutti loro già sanno e di cui noi saremmo rimasti volentieri all’oscuro, porta a sperare intorno all’ora di film che il sasso cada non solo sulla terra ma a latitudini molto prossime al litorale romano. La qual cosa è stata probabilmente scartata con una mail che recitava: ma che stiamo a fa, Melancholia? cambia sto finale. Mi immagino la scena. Un altro spoilerino divertente è che anche il titolo del film è gentilmente offerto dalla zia livornese di Edoardo Leo, che giustamente si vergogna di imitarla la póra zia.

Insomma in questo turbinio di rancori e di passioni ed emozioni che accompagna l’arrivo del giudizio universale succede che al momento decisivo si addormentano tutti e la figlia di Gerini si ricorda che si è dimenticata il fumo a casa e la mattina dopo la cameriera trova il tempo di servire il caffè e qualche fetta di torta prima di prendere l’aereo per il Perù, poi tutti a mare. Ciao.