La grammatica su internet

Esistono pochi atteggiamenti più piccolo-borghesi di quello di disprezzo che si può provare per una persona a causa dei suoi errori di grammatica, sia che si leggano sia che si ascoltino in una conversazione. Ritroviamo oggi che vaste aree di internet 2.0, quasi tutte quelle commentabili a dire il vero, risultano essere dominio indiscusso di tale borghesia, nonché loro creazione, dove generalmente non si fa altro che agire in un range di opinioni vasto quanto la distanza dei vostri occhi dallo schermo del pc o smartphone. In queste zone oscure e in tali condizioni è dunque facile, anzi quasi naturale, che una conversazione su qualsivoglia argomento (possibilmente futile) si riduca ad un attacco alle capacità di esprimersi dei contendenti e alla loro abilità nel rispettare le regole della grammatica.

Possiamo facilmente individuare intere categorie di eroi, a partire dai paladini del congiuntivo fino ad arrivare ai temibili punitori del refuso da tastiera: spesso sono uniti da una storia comune di cattivi voti in italiano durante tutto il percorso di studi dell’obbligo, il che tende a giustificare (o quantomeno a spiegare) la cattiveria e la quantità di bile che riversano in rete sul primo malcapitato che lasci uno spazio prima di inserire un segno di interpunzione.

Parliamo di persone che si ergono a paladini della lingua scritta nell’etere, incapaci fisicamente di seguire una discussione se non scritta in un italiano impeccabile, e guai a rifugiarsi nella scusa dell’errore di battitura a causa della fretta: se c’è una cosa che il grammar nazi può tollerare ancor meno dell’ignoranza è la leggerezza con cui chi scrive condivide pensieri in rete. Il concetto è semplice: se non hai abbastanza concentrazione e tempo per esprimere un’opinione in maniera corretta, quella stessa opinione non varrà molto, e sicuramente non varrà nulla per lui.

Come difendersi da questo massacro?

I nazisti della grammatica agiscono ovunque, ma talvolta, bisogna dirlo, in maniera involontaria. Spesso si tratta di persone che hanno passato la prima metà della loro vita a leggere libri, quelli veri, di carta, che erano l’unica fonte di nozioni prima dell’avvento di internet; chi è nato dopo la rivoluzione digitale può soltanto immaginare cosa vuole dire rimpiazzare letture quotidiane ampiamente revisionate con post sui forum della più svariata natura.

La verità è che non ci si può difendere, e non esiste una zona neutrale: nel momento in cui intervieni con un tweet o un commento sei entrato in guerra, ed è un attimo prima di premere invio che decidi da che parte stare.

Ma se con ogni probabilità cadrete vittime dei guardiani della consecutio se non leggete almeno tre volte ciò che state pubblicando, o verrete brutalmente castigati dai fiorettisti dell’apostrofo o ancora richiamati dagli sbloccatori del caps lock, sappiate che esistono categorie di errori grammaticali che nessuno su internet (e nella vita reale) si sognerà mai di correggervi: errori che risultano essere ancora più gravi in quanto a commetterli sono spesso coloro i quali hanno il compito di insegnare l’italiano nelle scuole.

Per esempio adesso mi preme ricordarvi che i termini stranieri entrati nella lingua italiana sono INVARIABILI.